BOLLA D'AMORE

La cosa più brutta che succede quando ti ammali di leucemia acuta è che da un momento all'altro ti trovi indifeso, malato e senza sistema immunitario funzionante, e di colpo isolato dal mondo che conoscevi: finisci chiuso in un reparto di ospedale, in una stanza da solo, qualche volta dietro un vetro, dove possono accedere una alla volta (rigorosamente con mascherina, camice, cuffia, guanti e calzari) due o massimo tre delle persone che ami. Finiscono i baci, il contatto della pelle, il sole caldo, la brezza, non puoi toccare animali e bambini, finiscono gli hobby e gli sport e ti trovi in una specie di capsula ovattata dove non senti nemmeno il cambiare delle stagioni.
E questo isolamento riguarda chi si ammala e indirettamente anche chi deve stargli accanto; inizi a temere il contatto con le persone e ad essere sospettoso ad ogni starnuto che senti, non accendi l'aria condizionata per non prenderti il mal di gola, temi gli estranei, hai paura anche della tua famiglia o di toccare un gatto. E piano piano ti senti isolato anche se cammini nel mondo, quella sensazione si solitudine penso che la ricorderò sempre.
Non so esattamente come, ma ad un certo punto sono diventata anche un anello di congiunzione tra te e il mondo intorno; una sorta di equilibrista, sempre sull'orlo del burrone, che deve tenere insieme tutti gli elementi, sorridendo e simulando una sicurezza che non provavo perché il pericolo lo sentivo, ma non potevo spaventare te o le persone che ti amano. Allora ho imparato a stamparmi un sorriso in faccia, a spiegare le cose in modo semplice e chiaro enfatizzando quello che c'era di buono, a fingere di non aver paura e di non avere dubbi: dovevo tenere tutti uniti e il dolore cercavo di tenerlo per me, quante volte ti sorridevo e mi chiudevo in bagno a piangere o mi mettevo a letto senza dormire e con la sensazione di non riuscire a respirare; ho imparato a mentire a tutti anche a te, per farti sentire che ce l'avremmo fatta insieme anche se mi sentivo disarmata. E so benissimo che anche tu lo facevi con me, forse per quello riesco a perdonarmi tutte le bugie.
Poi, di colpo, quando ti stavamo perdendo, ho smesso di fingere e ho potuto dire tutto quello che ho tenuto per me, ho potuto lasciarmi sorreggere e ho visto tante luci che piano piano si accendevano intorno. Ho guardato tanti occhi che per mesi e mesi hanno avuto la mia stessa paura di perderti, e che avevano lo stesso dolore che avevo io perché chi ci ama era stato sempre lì sulla soglia della porta, pronto a stringerci forte alla fine del tunnel. E lì ho iniziato a capire che il regalo più grande che mi lasciavi era questa grande rete di parenti e amici, che avrebbero portato il peso con me e non mi avrebbero lasciata sola mai: mi sono sentita di nuovo protetta, come quando mi difendevi tu e da quando non ci sei, non ho potuto sentirmi sola nemmeno un secondo. Qualche volta sono gli altri che aiutano me e altre volte sono io che lo faccio con loro, ed è bello sapere che il collante sei sempre stato e sempre sarai tu: l'amore non finisce mai e in qualche modo crea qualcosa di buono, anche se non sempre come te lo eri immaginato.
Ed è proprio questa bolla d'amore, il segno tangibile della tua presenza tra noi e la spinta per continuare a lottare per te, perché non te ne sei andato: sei tra noi quando ridiamo, piangiamo, cantiamo, ci abbracciamo, sognamo, discutiamo... sempre!
Per questo e per mille altri motivi ti amerò per sempre... ricordatelo...

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