ODI ET AMO
Ormai aspetto la sera come un rito, come il momento in cui mi siedo riunisco i pensieri e mi dedico a te. È un pò come quella telefonata che ci siamo fatti ogni sera per 14 anni quando eravamo distanti, per raccontarci quello che ci succedeva e stare vicini nonostante i chilometri. Ora che le distanze sono aumentate, le cose che vorrei raccontarti si sono moltiplicate: mi piacerebbe parlarti dei film che ho guardato o dei telefilm che ho iniziato e che vorrei costringerti a guardare con me, di quello che ho mangiato e delle passeggiate che ho fatto, dei progetti dei prossimi giorni, delle persone che ho incontrato, dei nostri gatti e di Asia, dei nostri amici che non mi lasciano mai sola e ti pensano sempre, dei loro guai, delle nostre famiglie, di come cresce Reby, di quello che mi fa arrabbiare e di quello che mi fa sorridere... insomma di tutto! Qualche volta mi sorprendo a parlare da sola e ad immaginare le risposte che avresti dato, perchè credimi che le so tutte visto che ti conosco più di me stessa.
Probabilmente tu vedi tutto e sai tutto, ti immagino mentre ridi delle mie gaffes scuotendo la testa o mentre mi guardi male perché mi gratto la fronte o mangio un dolce di troppo; però io qualcosa te la voglio raccontare: del forte odore di muta da pesca che si sentiva stasera a cena, che qualcuno ha identificato come puzza di bruciato, ma che io sentivo come familiare; solo dopo ho capito cosa fosse e il cuore ha iniziato a battere più forte. Quell'odore forte, che avevo tanto detestato, ora parla di te: di momenti felici, di quando arrivavi il venerdì sera e mi trascinavi a preparare l'attrezzatura da pesca, nonostante le lamentele era comunque la gioia di rivederti dopo 5 giorni distanti; l'odore della tua felicità quando ti alzavi alle 5 del mattino d'inverno per tentare una pescata e mi baciavi veloce per non disturbarmi troppo; dei pesci che hai pescato e delle cene che organizzavi perché tu volevi condividere sempre, delle foto del bottino da fare mille volte per trovare la luce giusta; di mute che mi hai costretto a regalarti e che ti provavi nella vasca di casa mia; ma soprattutto era la gioia enorme di vederti tornare dopo ogni volta che uscivi a pescare, felice e incurante del mio broncio che tanto in pochi minuti mi sarebbe passato, avevi sempre il segno della maschera sul viso e i capelli arruffati ed erano i momenti in cui eri più bello, mi raccontavi tutto anche se non volevo sentire e sbuffavo, incurante e desideroso di coinvolgermi nella tua passione che io proprio non capivo.
Ed è incredibile che quello che pensavo di detestare, una volta perso si capisce di amarlo... di amarlo davvero! Ed è quello che mi manca di più quando mi sdraio e mi concedo di pensare: le piccole cose che ti hanno reso l'uomo che sei, quello che amo più di qualsiasi altra cosa.
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