FANTOZZI LA VENDETTA


Un altro giorno è passato, forse un pò di sonno inizia ad arrivare: me ne vado a letto con una giornata in più sulle spalle, con tutti i miei sogni spezzati e i pensieri che con il buio si fanno più prepotenti.
Vado a letto da sola, anche se da sola forse non lo sono mai: immagino di mandarti la buonanotte, immagino il tuo volto e tutti i commenti che avresti fatto ai miei racconti delle mie mirabolanti avventure remix tra Bridget Jones e un classico Fantozzi: la cosa che mi cade accidentalmente in testa dall'alto, la storta in corridoio senza un motivo apparente, la manata sul trucco appena fatto giusto per sbavarlo, la macchia sul vestito pulito appena indossato medaglia al valore civile.
Proprio quando ne faccio una delle mie ti vedo scuotere la testa sorridendo tra il divertito e l'incredulo, in ospedale resa ancora più goffa da tutti gli armamenti che mi permettevano di starti vicino e tu "ma non è possibile sei un danno, oh Fantozzina" e poi ridevi. E in tutto il male, quelli erano momenti che valeva la pena vivere e li rivivrei ancora e ancora; perché tu eri casa, ed eri casa e gioia anche in una stanza di ospedale.

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