STAGIONI


Mi ha sempre affascinato il cambiare delle stagioni, quella serie di mutamenti si temperatura, di colori e di odori che scandiscono lo scorrere del tempo. Mi piace sentire l'odore dei camini i primi giorni di freddo, mi piacciono i brividi sulla pelle per il fresco della sera dopo la calda estate, mi piacciono i fiori degli alberi da frutto la primavera e quando mi accorgo che le giornate sono davvero lunghe tanto da poter guardare il tramonto in costume; mi piace che il mio corpo sia vivo in un mondo vivo tanto da sentire i cambiamenti, a volte graduali e quasi impercettibili e altre volte improvvisi, violenti a cui si fa fatica ad abituarsi.
Per un anno questi cambiamenti mi sono passati addosso senza quasi sentirli, come se nel microclima stabile dell'ospedale il tempo non fosse più segnato dalle stagioni ma dai cicli di terapie; io uscivo da lì e il mondo attorno mi interessava poco perché la cosa per me più importante era chiusa lì dentro; che importava del sole, del vento e del mare se tu non lo potevi sentire accarezzato dalla temperatura asettica e costante dell'ospedale?
Alla fine di tutto, le stagioni hanno iniziato a scorrere normali e io sono tornata a sentire: alcune volte mi è piaciuto, altre volte mi ha fatto paura perché ogni cambiamento è segno del tempo che passa senza di te, del mondo che va sempre e comunque avanti e se ne sbatte di noi. Dicono che il tempo mi sarà amico, che mi insegnerà a ridere davvero come una volta e magari ad essere davvero di nuovo felice: so che devo provarci e che queste stagioni che mi passano addosso mi ricordano che nonostante tutto ce la sto facendo. Per noi, per le promesse che vanno mantenute.

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